Ciclismo moderno: si chiama Ultracycling

Se anche tu hai, nel corso dei tuoi allenamenti di ciclismo, pensato ad una forma di sport differente, fatto di concentrazione, performance lunghe e fatica, forse hai pensato all’Ultracycling.

e senza saperlo, hai pensato ad una forma di ciclismo che già esiste, che esiste forse da sempre.

Le prime edizioni del Giro d’Italia, infatti, avevano percorsi ben più lunghi: la prima edizione, nel 1909, aveva una media di tappa di oltre 300km, a differenza del giro di 110 anni dopo, con circa 160km a tappa di media.

Hai pensato comunque ad un ciclismo moderno, reinventato negli anni 70, negli Stati Uniti, con la prima edizione della RAAM – Race across America, vero evento top della disciplina Ultracycling.

Cosa differenzia il ciclismo dall’ultracycling?

Se un atleta del ciclismo classico, come primo obiettivo, ha la gestione della preparazione fisica, un’atleta che si cimenta nell’ultracycling deve migliorare la gestione emotiva della fatica.

Nell’ultracycling, a differenza del ciclismo, l’allenamento mentale riveste un ruolo fondamentale, questo deve aiutare l’ultracyclist a superare lo sconforto che può attaccare testa (e stomaco) nel momento dello sforzo prolungato.

Imparare a gestire le emozioni è l’imperativo dell’ultracyclist.

Attraverso la gestione delle emozioni, soprattutto la paura, l’ultracyclist gestirà l’intera preparazione ad una gara: e sarà la parte più difficile.

A differenza del ciclismo classico, infatti, le maggiori distanze previste dall’ultracycling devono essere affrontate prima con la testa e, solo successivamente, con la forza delle gambe.

Cosa deve fare un ciclista che vuole diventare Ultracyclist?

Un’atleta abituato al ciclismo deve, innanzitutto, allenare la capacità di gestione di tutto quello che ruota intorno ad una gara di ultrà distanza, che gli permetterà di poter concentrare tutte le proprie energie per gestire, in primis, la mente, successivamente le gambe.

In una gara di Ultracycling, viste le distanze percorse maggiori rispetto al ciclismo, la gestione dei materiali, dei cambi di abbigliamento e del cibo, non sono di sicuro punti da tralasciare.

Durante una gara, che può durare ininterrottamente anche svariati giorni, il clima può essere avverso, come può capitare di forare, e soprattutto si dovrà mangiare.

Ma quale allenamento è indicato?

Gli amatori che praticano ciclismo sono gli sportivi che vivono di over training per eccellenza. I chilometri percorsi da un amatore, in media, in sella alla sua bicicletta, sono tanti.

Un ultracyclist, invece, deve fare allenamenti di qualità, allenamenti mirati, anche in orari differenti della giornata e della notte.

Non quanto ma il come, questo importa:

Un ultracyclist, a differenza di chi pratica ciclismo, non deve concentrarsi solo sul volume di lavoro (ore, chilometri) ma soprattutto sul come vengono percorsi i chilometri. 

Massacranti allenamenti fatti di chilometri e chilometri, senza una adeguata gestione dei tempi di recupero non è la scelta vincente per un ultracyclist. 

Occorre bilanciare i carichi di lavoro e la gestione della quotidianità (famiglia, lavoro, alimentazione) per arrivare preparati e performanti all’evento di ultracycling. 

Quante gare affronta un ultracyclist in un anno?

Una stagione di ultracycling, a differenza di una stagione di ciclismo amatoriale, prevede pochi eventi selezionati.

Se nel ciclismo amatoriale si può pensare a una stagione con gare a cadenza settimanale, una stagione di ultracycling prevede pochissimi eventi, preparati a dovere, con estrema attenzione, al minimo dettaglio.

Un ciclismo dove la differenza la fanno il cuore e la testa:

Se vogliamo pensare ad un ultracyclist come ad una macchina, allora il motore, il cuore deve essere allenato, per poter garantire una pompa che funzioni al meglio.

La centralina, la testa deve essere pronta, calibrata per gestire passo passo ogni nuova avventura.

L’ultraciclismo metterà a nudo il ciclista con se stesso: le tante ore da soli in sella, la privazione del sonno faranno uscire ad ognuno paure, insicurezze e timori.

La paura di ballare sui propri limiti non è cosa per tutti, ma l’ultracyclist sa far uscire il meglio di se stesso.

E proprio su questo, il ciclista che vuole approcciarsi al nuovo ciclismo, deve lavorare:

perchè gestire le crisi mentali che arrivano durante le gare è la prima cosa da saper fare.

Perché le crisi arrivano, prima o poi. Per tutti. Anche all’ultracyclist più allenato. Perché dopo giorni interrottamente in sella le crisi arrivano, come macigni sulla testa, come pugni nello stomaco, prima che nelle gambe.

Anche gli ultracyclist più esperti vacillano ed hanno crisi, ma sanno come superarle.

Ovviamente il ciclismo è uno sport stupendo, bellissimo, naturale. Ma noi Follettiverdi abbiamo preferito l’Ultracycling.

Perché l’ultracycling ci permette di vivere tante emozioni che ci portano ad un viaggio interiore profondo, emozioni che il ciclismo tradizionale non ci trasmette più.

Perché se provi l’ultra ciclismo, non torni più al ciclismo.

Un ciclismo dove la differenza la fanno il cuore e la testa:

Se vogliamo pensare ad un ultracyclist come ad una macchina, allora il motore, il cuore deve essere allenato, per poter garantire una pompa che funzioni al meglio.

La centralina, la testa deve essere pronta, calibrata per gestire passo passo ogni nuova avventura.

L’ultraciclismo metterà a nudo il ciclista con se stesso: le tante ore da soli in sella, la privazione del sonno faranno uscire ad ognuno paure, insicurezze e timori.

La paura di ballare sui propri limiti non è cosa per tutti, ma l’ultracyclist sa far uscire il meglio di se stesso.

E proprio su questo, il ciclista che vuole approcciarsi al nuovo ciclismo, deve lavorare:

perchè gestire le crisi mentali che arrivano durante le gare è la prima cosa da saper fare.

Perché le crisi arrivano, prima o poi. Per tutti. Anche all’ultracyclist più allenato. Perché dopo giorni interrottamente in sella le crisi arrivano, come macigni sulla testa, come pugni nello stomaco, prima che nelle gambe.

Anche gli ultracyclist più esperti vacillano ed hanno crisi, ma sanno come superarle.

Ovviamente il ciclismo è uno sport stupendo, bellissimo, naturale. Ma noi Follettiverdi abbiamo preferito l’Ultracycling.

Perché l’ultracycling ci permette di vivere tante emozioni che ci portano ad un viaggio interiore profondo, emozioni che il ciclismo tradizionale non ci trasmette più.

Perché se provi l’ultra ciclismo,
non torni più al ciclismo. 

nuovo ciclismo
#IlCapitano e #LaMente in allenamento

Date il giusto tempo di recupero al vostro motore cuore, alla vostra centralina testa e sopratutto al vostro telaio tendini, cartilagini e ossa.

Questa è l’unica cosa fondamentale dell’ultra ciclismo, per non essere in questa disciplina delle bellissime stelle cadenti.